Nuova strategia energetica: il Consiglio federale decide di abbandonare gradualmente l’energia nucleare

Berna, 25.05.2011 - Il Consiglio federale intende continuare a garantire alla Svizzera un’elevata sicurezza dell’approvvigionamento elettrico, tuttavia, a medio termine, senza energia nucleare. Questo, in breve, quanto deciso dal Collegio durante la sua odierna seduta di clausura. Le centrali nucleari esistenti dovranno essere disattivate alla fine del loro ciclo di vita e non saranno sostituite. Per garantire la sicurezza di approvvigionamento, il Consiglio federale fa affidamento, nel quadro della nuova strategia energetica 2050, su un maggiore risparmio energetico (efficienza energetica), sul potenziamento dell’energia idroelettrica e delle nuove energie rinnovabili e, se necessario, sulla produzione di energia elettrica a partire da combustibili fossili (impianti di cogenerazione, centrali a gas a ciclo combinato) e sulle importazioni. Inoltre, occorre ampliare in tempi brevi le reti di trasporto dell’energia elettrica e incentivare la ricerca in campo energetico.

A seguito del disastroso terremoto in Giappone e dell'avaria nella centrale di Fukushima, il 23 marzo 2011 il Consiglio federale ha incaricato il DATEC di mettere a punto nuovi scenari energetici sulla base delle seguenti varianti, rilevanti in termini di approvvigionamento elettrico.

  • Variante 1: mantenimento dell'attuale mix di corrente elettrica ed eventuale sostituzione anticipata delle tre centrali nucleari più vecchie, a garanzia della maggiore sicurezza possibile.
  • Variante 2: le centrali nucleari non verranno sostituite al termine del loro ciclo di vita, stabilito in funzione di criteri di sicurezza tecnici.
  • Variante 3: abbandono anticipato del nucleare; le attuali centrali nucleari verranno disattivate prima del termine del loro ciclo di vita, stabilito in funzione di criteri di sicurezza tecnici.

Nel corso della sua seduta di clausura, il Consiglio federale ha discusso i risultati emersi dalle verifiche e ha preso una decisione di principio.

Abbandono graduale dell'energia nucleare

Il Consiglio federale intende garantire anche in futuro la sicurezza di approvvigionamento, caratterizzata da un'elevata qualità, buona disponibilità, una produzione povera di Co2 e prezzi concorrenziali. Alla luce dei gravi danni dovuti al terremoto e allo tsunami verificatisi a Fukushima, il Consiglio federale parte però dal presupposto che la popolazione svizzera auspichi una riduzione del rischio residuo connesso allo sfruttamento dell'energia nucleare. A seguito dei prevedibili aumenti dei costi di produzione dell'energia elettrica (nuovi standard di sicurezza, lavori di adeguamento, nuova analisi della responsabilità civile, finanziamenti più difficili da ottenere a causa dei premi per la copertura dei rischi più elevati per coloro che concedono prestiti), a lungo termine i vantaggi economici dell'energia nucleare perderebbero inoltre d'importanza nei confronti delle energie rinnovabili.

Il Consiglio federale è perciò dell'opinione che le centrali esistenti debbano essere disattivate alla fine del loro ciclo di vita e che non debbano essere sostituite. Il futuro approvvigionamento di energia elettrica deve di conseguenza orientarsi a quanto proposto nella variante 2. Per le centrali esistenti, il Collegio prevede un ciclo di vita, stabilito in funzione di criteri di sicurezza tecnici, di presumibilmente 50 anni. La centrale nucleare di Beznau I verrà quindi disattivata nel 2019, Beznau II e Mühleberg nel 2022, Gösgen nel 2029 e Leibstadt nel 2034.

Il Consiglio federale non vede nessuna necessità di disattivare anticipatamente le centrali nucleari. Le verifiche condotte dall'Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN) hanno confermato che l'esercizio sicuro delle centrali svizzere è attualmente garantito. L'IFSN adotterà le misure necessarie qualora dovessero sopraggiungere dei cambiamenti al riguardo. La sicurezza ha la massima priorità.

Necessario un nuovo orientamento del sistema energetico

L'abbandono graduale del nucleare lascia tempo a sufficienza per attuare la nuova politica energetica e per il nuovo orientamento del sistema. Attualmente la forza idrica copre circa il 56% della produzione di energia elettrica, il nucleare il 39%, gli impianti termici convenzionali o altri tipi di impianti il 5% ca. Le attuali prospettive mostrano che un abbandono graduale è possibile a livello tecnico e sostenibile sul piano economico. A causa dell'importante necessità di trasformazione del vetusto parco europeo delle centrali elettriche, i prezzi dell'energia elettrica saliranno in tutta l'Europa. Ciò attenua le ripercussioni di un abbandono progressivo dell'atomo sulla competitività internazionale dell'economia svizzera. I costi economici connessi alla trasformazione e alla costruzione di nuove centrali elettriche nonché alle misure per la contrazione della domanda di energia elettrica si situano, sulla base di prime stime sommarie, tra lo 0,4 - 0,7 per cento del prodotto interno lordo (PIL).

Il riassetto del sistema energetico verrà sostenuto da ricerche mirate sul piano nazionale e internazionale, scambio di conoscenze specifiche e tecniche tra le scuole universitarie professionali e l'industria, nonché da una creazione di imprese innovative. Nel contempo, il contesto imprenditoriale nel settore cleantech verrà fortemente rafforzato, con ricadute positive sui posti di lavoro. I processi efficienti, le tecnologie e i prodotti possono infatti diventare una "locomotiva" di valore aggiunto. Degli investimenti nelle energie rinnovabili e nell'efficienza approfittano le piccole e medie imprese in tutto il Paese - soprattutto nelle regioni periferiche, laddove è latente un enorme potenziale di energia eolica, solare e di biomassa.

Strategia energetica 2050

Per ovviare a perdite parziali in termini di approvvigionamento derivanti dalla rinuncia all'atomo, la strategia energetica della Svizzera deve essere dotata di un nuovo orientamento.
Il Consiglio federale ha fissato le seguenti priorità:

  1. Ridurre il consumo di energia elettrica: le nuove prospettive evidenziano che la domanda entro il 2050, senza misure di sostegno, potrebbe aumentare fino a circa 90 miliardi di chilowattora all‘anno (2010: circa 60 miliardi di kWh). Le ragioni vanno ricercate nella crescita demografica, nel numero di apparecchi presenti in casa (per es. il secondo televisore), nei nuovi apparecchi stessi e nelle relative applicazioni, nella maggiore superficie abitativa pro capite, nonché nella crescente elettrificazione dei trasporti. Il Consiglio federale intende quindi sostenere, in generale, l'uso parsimonioso dell'energia e in particolare quello dell'energia elettrica. Le misure volte a rafforzare l'efficienza energetica prevedono requisiti minimi per gli apparecchi elettrici (best-practice, etichettaEnergia) e altre prescrizioni, sistemi bonus-malus (bonus d'efficienza), misure di sensibilizzazione, campagne informative destinate alla popolazione (sostenere maggiormente il programma SvizzeraEnergia) oppure misure nel settore termico.
  2. Ampliare l'offerta di energia elettrica: in particolare occorre potenziare le centrali idroelettriche e le energie rinnovabili. La quota odierna nel mix di corrente elettrica deve essere fortemente migliorata. Al riguardo bisogna ricorrere in primo luogo alla rimunerazione a copertura dei costi per l'immissione in rete di energia elettrica (RIC). Per coprire la domanda occorre però anche un potenziamento della produzione di energia elettrica da combustibili fossili con impianti di cogenerazione (in primo luogo) e centrali a gas a ciclo combinato (in secondo luogo). Il Consiglio federale mantiene al riguardo i suoi obiettivi in materia di politica climatica.
    La quota crescente relativa all'approvvigionamento elettrico irregolare (eolico, solare) richiede una trasformazione del parco di centrali elettriche, da attuare con le corrispondenti riserve di capacità e di stoccaggio. Inoltre, è necessario risolvere in maniera costruttiva i conflitti di interessi che riguardano la protezione del paesaggio, delle acque e dell'ambiente e la pianificazione del territorio.
  3. Continuare ad importare energia elettrica: le importazioni continuano a risultare indispensabili per un approvvigionamento sicuro di energia elettrica e per una compensazione temporanea. Il Consiglio federale è tuttavia dell'avviso che occorre perseguire anche in futuro una produzione di energia elettrica il più indipendente possibile dall'estero.
  4. Ampliare le reti di trasporto dell'energia elettrica: per i futuri impianti di produzione interni e per l'importazione di energia elettrica è assolutamente necessario un ampliamento delle reti di trasporto e una trasformazione delle reti di distribuzione fino alla realizzazione di «smart grid». Queste "reti intelligenti" permettono l'interazione diretta tra consumatori, rete e produzione di energia elettrica e racchiudono un enorme potenziale volto a ottimizzare il sistema, a consumare meno e di conseguenza a ridurre i costi. La rete svizzera deve essere allacciata in modo ottimale alla rete europea e alla futura «super grid» europea.
  5. Incentivare la ricerca in campo energetico: per sostenere il nuovo orientamento del sistema energetico occorre un potenziamento della ricerca energetica. A tale scopo, sarà vagliato il portfolio della ricerca in campo energetico presso il PF e le scuole universitarie professionali e promossa la cooperazione tra le scuole universitarie, le cerchie economiche e i poli tecnologici. Un piano d'azione «Ricerca energetica coordinata in Svizzera» comprendente le road map verrà elaborato per sostenere le tecnologie di efficienza, le reti, lo stoccaggio di energia e la produzione di elettricità e per mettere a disposizione i mezzi finanziari federali necessari per gli impianti pilota e di dimostrazione. Questi sforzi vanno coordinati con le misure previste dal «masterplan cleantech».
  6. Confederazione, Cantoni, città e Comuni fungono da modello: la Confederazione, i Cantoni, le città e i Comuni svolgono una funzione esemplare in tal senso, ricorrendo per il loro fabbisogno di energia elettrica e di energia termica in larga parte alle energie rinnovabili e prestando le dovute attenzioni al principio «best-practice» in tutti gli ambiti. Anche l'economia è chiamata ad adottare misure a favore della riduzione del proprio consumo energetico e a rafforzare la competitività economica della Svizzera tramite prodotti innovativi e a bassi consumi. Il settore economico legato all'energia elettrica deve sfruttare l'occasione, partecipare attivamente alla trasformazione del sistema ed effettuare i necessari investimenti.
  7. Progetti faro indicano la via da seguire: progetti pilota e di dimostrazione sviluppati da industrie e gruppi di interessi dovranno fornire esperienze importanti e di qualità per il futuro energetico della Svizzera. I settori smart building, smart cities, smart grid o le reti di trasporto nel settore termico saranno decisivi nell'ottimizzazione del sistema e contribuiranno così a diminuire il consumo energetico, le emissioni e i costi.
  8. Sostenere la collaborazione internazionale: la cooperazione internazionale deve essere ulteriormente intensificata. Nel 2011 occorre fare in modo che si giunga a delle conclusioni nell'ambito delle trattative con l'Unione europea relative all'energia elettrica. Inoltre, vanno intensificate le relazioni con gli Stati confinanti. La Svizzera svolgerà pure un ruolo attivo nei dibattiti internazionali sul ruolo e sull'orientamento futuro dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), partecipando alle relative conferenze politiche e tecniche.

Seguito della procedura

Il Consiglio federale sottoporrà prossimamente la nuova strategia al Parlamento per le discussioni e i dibattiti. Alla fine della sessione estiva, la strategia verrà rielaborata dal DATEC e dagli altri Dipartimenti competenti sulla base delle discussioni e delle delibere parlamentari, concretizzando le misure di attuazione prese in esame. Per il finanziamento di ulteriori misure, il Consiglio federale vaglierà la possibilità di una tassa d'incentivazione o di un centesimo sull'energia elettrica. In autunno, alla luce di tutto ciò, il Consiglio federale conferirà mandati concreti volti a preparare disegni di legge in materia.


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